Come creare una strategia basata su un blog personale o aziendale, integrandolo nella propria comunicazione e utilizzando solo le prassi migliori (con piano d'azione incluso).
Ultimo aggiornamento: 5 maggio 2025

Devi sapere che ho un bias molto particolare: più qualcosa è fuori moda, più ne sono attratto. Che siano i primi sintomi di anacronismo patologico?
A parte le battute, quel che voglio dirti è questo: esistono strumenti di comunicazione che, pur essendo stati dati per defunti, non solo hanno resistito all’avvento dei social media, ma oggi sono più potenti che mai (e tutt’altro che fuori moda).
Sto parlando dei mitici blog - quelli che tutti credevano sepolti dai post di Facebook e dai vlog di YouTube, e che invece sono tornati a essere il cavallo di battaglia di chi vuole fare un marketing più vicino alle esigenze del cliente.
In questo articolo, ti spiego in 10 minuti di lettura perché un blog può essere la tua leva di crescita più sottovalutata. E soprattutto come sfruttarlo senza perdere tempo in inutili complessità.
Ecco cosa scoprirai leggendo:
- Come funziona un blog e perché è un asset strategico senza eguali.
- Pro e contro di un blog odierno (rispetto a un blog di ieri).
- Perché ha veramente senso aprire un blog oggi stesso.
- Cosa NON dovresti assolutamente fare se vuoi diventare un blogger serio.
- Un rapida guida per avviare il tuo primo blog (e non paralizzarti di fronte all'incertezza).
1. Come lavora per te un blog
Da quel che ricordo, i primi blog italiani risalgono a 15-20 anni fa. Chi li apriva non aveva chissà quali pretese, bensì condivideva i propri interessi e attendeva che qualcuno passasse di lì a leggere. Magari questo “qualcuno” si affezionava al blog, diventandone un sostenitore attivo - con commenti e condivisione - o silenzioso. Niente di diverso, in teoria, da ciò che i social media sono oggi. Un creator fa contenuti per una nicchia di mercato, acquisisce followers e dà origine a una community. Con la sola differenza che ai tempi d’oro dei blog, il concetto di follower non esisteva ancora e la condivisione avveniva a voce.
Ma c’è un dettaglio che sfugge a molti: i social media hanno ripreso le dinamiche dei blog, trasmutandoli in profili, pagine e canali che alimentano un feed (un’enorme bacheca condivisa) con contenuti usa-e-getta. Infatti:
- Un post su Facebook o Instagram viene dimenticato dopo 24 ore.
- Tenere aggiornati i profili social ha la priorità sull’esaustività dei contenuti.
- L’effort (o sforzo) devoluto nella creazione di contenuti social è marginale, dati i due punti precedenti.
Un articolo di blog, invece?
- Continua a lavorare per te anche a distanza di anni, purché sia tenuto aggiornato.
- Offre valore solo se riporta informazioni dettagliate, cruciali per una nicchia di mercato.
- Richiede preparazione e ricerca, ovvero impegno da parte dell’autore.
Lo dico sottovoce: ho sempre visto i social media come surrogati di blog e forum, ma con un problema di fondo: sono pieni di frivolezze e distrazioni. Ma soprattutto non sono asset strategici.
Se - metti caso - domani YouTube chiudesse di punto in bianco, tutti i video caricati da te creator andrebbero perduti e la tua community si disperderebbe. Se invece chiudesse la piattaforma che ospita il tuo blog, per lo meno potresti trasferire il tuo dominio altrove e la tua community rimarrebbe lì (al netto di qualche inconveniente tecnico).
2. Blog ieri vs Blog oggi
Dal 2005 al 2015 circa, i blog hanno funzionato brillantemente perché:
- Risolvevano problemi (non erano concepiti per vendere e basta).
- Il traffico arrivava da passaparola, forum e la versione 1.0 dei social media (c'era più umanità).
- Chi arrivava per primo su un determinato argomento vinceva tutto (oggi viene chiamato first-mover advantage).
Il blog era un’iniziativa temeraria intrapresa un po’ per gioco, un po’ per cercare di connettersi ad altre persone, partendo da un argomento o da sé stessi (l’influencer marketing nasceva sui blog, per poi spopolare sui social media). La verità è che blog di successo come The Blonde Salad di Chiara Ferragni o i siti web di Salvatore Aranzulla e Dario Vignali sono stati più di una scommessa, che aveva senso fare per avere un potenziale vantaggio sugli altri.
Tuttavia, se quei siti non avessero portato dei contenuti attraenti e coinvolgenti, avrebbero fallito miseramente. Al loro posto, sarebbero emerse altre persone, le quali si sarebbero affermate come pionieri italiani dell’influencer marketing e del marketing digitale.
Oggi invece?
A confronto con prima, viviamo nel paradiso terrestre perché disponiamo della SEO (acronimo di Search Engine Optimization), delle Google Ads e dei già citati social media al massimo della loro potenza (ottimizzati dall’intelligenza artificiale). Sulla carta, meglio perché competere è diventato meritocratico, trattandosi di una mera questione di strategia. E sappi che il pensiero veramente strategico porta sempre i risultati attesi. Da un altro punto di vista, peggio perché noi marketer siamo tutti in balia degli algoritmi. E questi algoritmi possono mutare dalla mattina alla sera.
PS. Ma come, i social media - sopra citati - non sono antagonisti dei blog?
Assolutamente no. Basti pensare che “accoppiare” un canale YouTube a un blog porta a una combinazione perfetta. Perché? YouTube e blog sono due facce della stessa medaglia. Le persone hanno attitudini diverse: c’è a chi piacciono di più i video e chi preferisce dedicare tempo alla lettura. Mentre al creator giova distribuire contenuti complementari su più piattaforme.

3. Quindi, lo apriamo 'sto blog?
Ormai lo avrai capito che sì, anche oggi ha senso avere un blog personale o aziendale. Però, dato che prima ho accennato alla strategia, ti butto lì due domande alle quali dovresti rispondere prima di entrare in azione:
- A cosa ti serve un blog?
- Qual è il tuo obiettivo?
Nessuno ti impedisce di aprire un blog senza rispondere alle precedenti domande. Magari sei uno o una a cui piace scrivere quel che gli passa per la testa.
Tuttavia, il blog - per come lo intendo io - deve avere un obiettivo definito e condurre all’ottenimento di risultati misurabili. Anche se si trattasse di un blog sulla tua squadra del cuore o sulle carte dei Pokémon, il discorso rimarrebbe lo stesso per me.
Poniti come se fossi un consulente: attraverso il tuo blog, offri informazioni per le quali potenzialmente potresti farti pagare, ma che decidi di rendere disponibili a titolo gratuito perché, ad esempio…
… Vuoi condividere i trucchi di editing su Photoshop che utilizzi più spesso. Magari qualcuno ti noterà e ti commissionerà delle grafiche, fino a considerarti il suo grafico di fiducia.
… Vuoi vendere il tuo merchandising brandizzato. Magari in un primo momento lo venderai su Patreon e su altri siti di e-commerce (vendita indiretta), per poi creare, quando potrai, il tuo negozio personale online.
… Vuoi parlare di finanza personale per sensibilizzare le persone. Magari diventerai una voce autorevole e stringerai collaborazioni con professionisti, associazioni e chissà chi altro.
… Vuoi creare una guida turistica dedicata alla zona in cui vivi, rivolta a chi viene in visita da fuori. Magari all'inizio ti chiederanno di essere la loro guida, ma successivamente investirai nell'immobiliare locale e darai alloggio ai turisti.
Ok, sono tutti progetti ambiziosi, ma affatto impossibili da realizzare. In ogni caso, si parte sempre da “poco" per arrivare a "tanto". Da “cosa" nasce sempre “cosa".
Il blog è allo stesso tempo uno spazio personale e uno strumento pubblicitario. Puoi sbilanciarlo verso una dimensione più personale o più commerciale a tua discrezione.
In sostanza, ti ho detto a cosa può servirti un blog. Per quanto riguarda l’obiettivo da perseguire, dipende da chi sei e dal tipo di utilizzo che vuoi farne.
4. Fortuna che c'è l'IA (anche no!)
Stavi aspettando che parlassi di intelligenza artificiale (IA), dico bene? Ammettilo.
Quando si parla di creazione di contenuti testuali, è ormai inevitabile pensare alla facilità con cui chiunque oggi potrebbe scrivere opere da Premio Strega con l’IA, ingannando anche i più esperti.
Premetto che il sottoscritto è un usufruitore seriale dell’AI (eh sì, IA è solo per noi italiani) perché - che si voglia o no - è uno strumento che garantisce un’alta efficienza produttiva e una capacità di brainstorming rapidissima. PS. No, questo articolo, come gli altri, è stato scritto a mano dal sottoscritto. Che figura ci farei altrimenti?
MA...
A meno che tu sia intenzionato a spersonalizzare il tuo blog per renderlo quanto più SEO-friendly (perché magari vuoi competere per i risultati di ricerca su Google più in alto) e ad automatizzare la produzione di articoli, non utilizzare l’AI.
Al più, utilizza l’AI per ricevere un’opinione da parte di un “soggetto terzo” (pur sapendo che non è un umano e non è neanche lontanamente in grado di esserlo). Oppure utilizzala come identificatore di errori lessicali, grammaticali, logici o di altro tipo.
Se vuoi costruire un legame autentico con la tua community, non preservare la tua creatività, ma mettila all’opera.
L’altro punto fondamentale è che TU devi guidare l’AI nella direzione da te imposta. L’AI è il mezzo con il quale fai meglio il tuo lavoro, senza che essa influenzi il tuo punto di vista e l'espressione della tua personalità.

5 Il tuo piano d'azione
Poiché il mio blog non vuole rubare tempo a nessuno (e ho già scritto quattro pagine di Word), ti lascio di seguito un piano d'azione pratico, concepito come una sezione FAQ (molto basilare) sull'argomento blog, che sono certo renderà le tue idee più chiare di prima e semplificherà la visione sul percorso da intraprendere.
Step 1 - Dove posso aprire un blog?
Hai varie opzioni disponibili:
- Aprire un sito web di tua proprietà, non per forza denominato nomecognome.it (o .com), che ottieni con l’acquisto di un dominio e di uno spazio hosting. Esistono soluzioni a costo zero, ma ti consiglio di correre a servizi completi facili da attivare, come SiteGround o Hostinger. Prezzo: circa 3 euro più IVA al mese per il primo anno.
- Aprire un blog su una piattaforma dedicata esclusivamente ai blog, affidandoti a un servizio di Google, ovvero Blogger. Può convenire perché si tratta di un servizio ben integrato con tutta la suite di strumenti Google (come le ads). Prezzo: gratis (al più paghi il dominio, acquistandolo su Register o dove vuoi tu).
- Avvalerti di una piattaforma, come SubStack, all’interno della quale sei un creator avente a sua disposizione tutti gli strumenti essenziali per scrivere, costruire una community e monetizzare.
Step 2 - Per rendere visibile il mio blog su Google devo curare la SEO?
Se hai già sentito parlare di SEO altrove (ovvero come si indicizzano le pagine web per i motori di ricerca), ma non sapresti da dove cominciare, ti consiglio semplicemente di seguire alla lettera la seguente procedura:
- Vedi cosa scrivono i tuoi competitor (chiunque abbia un blog) relativamente agli argomenti di cui vuoi occuparti anche tu.
- Struttura i tuoi articoli in punti chiave che conducano le persone a risolvere problemi tangibili, che provocano loro frustrazioni.
- All’interno dei testi, utilizza parole chiave rilevanti, o meglio impiega quelle parole che sono comprese dal tuo pubblico e selezionate dai tuoi competitor (utilizza anche vari sinonimi).
- Ricorri a liste numerate o puntate sia perché fanno ordine nella mente del lettore, sia perché Google indicizza meglio gli articoli che includono elenchi (hai fatto caso a quali sono i risultati di ricerca proposti più spesso?).
Solo questo. La SEO non finisce qui, ma andare oltre può aggiungere complessità che all'inizio è molto meglio evitare.
Step 3 - Come promuovere il blog?
L’ho fatto intendere in precedenza e lo ribadisco qui: utilizza i social media, quelli che portano dritti al tuo pubblico. Il top del top? YouTube. Ma ci vogliono tempo, pazienza e studio per giungere a grandi risultati.
Quali elementi non devono mancare quando si fa un post promozionale?
- Una headline (titolo) che catturi l’attenzione.
- Un testo che aiuti l’utente a capire quali problemi risolvere il singolo articolo, mettendo in risalto i benefici ottenibili.
- Una CTA del tipo: “Leggi l’articolo integrale: [link]”.
- Immagine di anteprima, che può essere una foto o una grafica.
- Link dell’articolo, che solitamente viene incorporato nel post in automatico.
Qualora preferissi i Reel ai post testuali, le indicazioni di cui sopra rimarrebbero valide (la headline e il testo verrebbero esposti a voce). L’unico aspetto a cui dare un occhio di riguardo è il link, il quale deve essere facile da trovare (in descrizione o in bio) e soprattutto cliccabile.
Step 4 - E se poi nessuno vedesse il mio blog?
Amico/a mio/a, siamo nel mondo della confusione social. Il problema non è se il tuo articolo non venisse visto, ma se non venisse considerato e cliccato. In altre parole, ti sto dicendo che dovrai promuovere il tuo blog laddove credi che ci sia il tuo pubblico ideale, quello che apprezza gli argomenti che tratti e che sta attendendo l'arrivo di nuovi contenuti.
Parli di strategia d’impresa? Vai su LinkedIn, non su Facebook.
Parli di outfit e accessori alla moda? Vai su Instagram e TikTok, non su LinkedIn.
Inoltre, considera che nessuna strategia è per sempre. Oggi fai in un modo, domani può darsi che dovrai optare per degli aggiustamenti o addirittura stravolgere il tuo piano d’azione.
Ma ricorda: servono tempo, pazienza e studio.